Perché il dottorato e come è stato?
La ricerca mi ha sempre affascinato, in particolare il mondo del drug delivery, dove la chimica si unisce alla formulazione. La sfida di poter migliorare l’efficacia terapeutica delle cure oncologiche, riducendone i pesanti effetti collaterali, mi ha guidato nell’impervio cammino del mio progetto di dottorato.
Il dottorato era per me l’occasione di approfondire le mie conoscenze accademiche trasversali, ma anche di crescere come persona. Ho avuto la fortuna di aprirmi agli altri accademici partecipando alle conferenze scientifiche e sviluppando così la capacità di networking, che nella vita è fondamentale. Ho potuto poi lavorare come assistente alla didattica al corso di laurea di Farmacia all’università di Nottingham, esperienza che mi ha fatto sviluppare l’abilità di coaching. Ammetto di aver fatto anche piangere, a malincuore, una studentessa un pochino emotiva, che però mi ha poi ringraziato per il supporto che le ho dato; in modo fermo l’ho fatta ragionare sul quesito senza suggerirle o bocciarla a sangue freddo.
Quindi, posso dire che il dottorato mi ha dato non solo le competenze tecniche, che ad oggi utilizzo nel mio lavoro, ma anche tantissime soft skills. La caparbietà di inseguire e portare a compimento un obiettivo, la resilienza del non farsi prendere dal panico di fronte a problemi che sembrano insormontabili, la gestione delle scadenze e il lavoro di squadra. Complessivamente il dottorato è un’esperienza davvero formativa a 360 gradi ed è anche difficile riassumerlo in poche righe.
Perché hai lasciato l'accademia?
Amo la scienza e la ricerca. Cercare di risolvere i problemi applicando il metodo scientifico è il mio pane quotidiano. Spesso mi sono chiesta dove volessi andare dopo il dottorato. Non è stato facile analizzarsi e capire cosa fare, soprattutto avendo per le mani offerte di lavoro come post-doc e non in azienda.
Mi sono resa conto che avrei continuato in accademia solo perché era la mia comfort zone, ma non perché avessi la motivazione giusta. Volevo quindi pormi un’ulteriore sfida: trovare senza contatti un lavoro in azienda che mi permettesse di mettere in pratica tutte le mie conoscenze tecniche e soft.
Com'è andata la fase di transizione?
Ricordo ancora l’ansia nel leggere gli annunci di lavoro. Constatare tristemente di non “rientrare” in nessuno di essi. Leggere i consigli di Find Your Doctor è stato utile per riuscire ad individuare la chiave di lettura della mia esperienza accademica. Capire quanti punti di forza avesse e come poterla modellare sugli annunci di lavoro. Ricordo ancora le date di tutti i colloqui che ho sostenuto, quanto ho studiato e sperato. Tutte le delusioni legate al rifiuto, spesso dopo molteplici step di selezione.
Tuttavia, il dottorato non è una strada in discesa. Molte volte mi sono trovata di fronte a ostacoli “insormontabili”, ma la tenacia e l’elasticità mentale mi hanno fatto sempre trovare una soluzione. Così è stato anche per il lavoro. Ci è voluto molto tempo e molto lavoro, ma alla fine la mia occasione è arrivata. Ancora oggi, il lavoro che faccio è una sfida quotidiana, ricca di imprevisti e preoccupazioni, ma anche di tante soddisfazioni e stimoli. La formazione acquisita con il dottorato mi permette tuttora di affrontare con grinta e lucidità le sfide.
Com'è la giornata tipo nel tuo lavoro di oggi e a chi lo consiglieresti?
La mia giornata tipo è costellata di call in giro per il mondo, di esperimenti in laboratorio e di interazioni interpersonali con persone di culture e background diversi. Lo consiglio a tutti gli scienziati estrosi e pragmatici allo stesso tempo, con tanta passione per la ricerca e l’avversione per la ripetitività lavorativa.
Che cosa hai imparato durante il dottorato che ti è utile oggi?
La resilienza, la tenacia, la scomposizione di problemi grandi in sottoproblemi, la capacità di fare elenchi puntati in ordine di priorità, il pensare veloce, la flessibilità, l’empatia e la capacità di esporre contenuti tecnici ad audience di diverso tipo ed educazione.
Ti penti di qualcosa in relazione al dottorato e alle scelte successive?
No, sono consapevole che tutte le scelte che ho fatto mi hanno reso la persona che sono oggi e quindi sono state utili. Sono riuscita a portare avanti il mio progetto e a creare delle amicizie che ancora oggi mantengo a distanza.
Quali consigli vorresti dare a chi sta affrontando il momento della transizione?
Di fare un respiro profondo e di non lasciarsi prendere dall’ansia. Siete riusciti a portare a termine un progetto di dottorato e con la stessa tecnica e tenacia riuscirete sicuramente a completare questa difficile transizione.
Nulla accade in modo semplice nella vita, lo studio e il duro lavoro vengono sempre premiati. Come ama ripetere il mio manager, si può essere fortunati nella vita, ma si deve essere capaci di vedere la fortuna e saperla cogliere. Siate ricettivi e resilienti!