Speaker dell'intervento, inserito nella sessione parallela su innovazione sociale e RRI (responsible research & innovation), Andrea Galimberti, ricercatore dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca e consulente in ambito formazione e competenze trasversali, e Eva Ratti, fondatrice di Find Your Doctor.
Eu-SPRI è una conferenza europea annuale sulle politiche per la ricerca e l'innovazione fondata a Parigi nel 2010, con l’ambizione di offrire uno spazio informale di scambio per la comunità di studiosi delle politiche per la ricerca e l’innovazione europea e internazionale, compresi stakeholder e responsabili politici.
Quest'anno l'evento, che si è tenuto dal 5 al 7 giugno, era ospitato dall'IRCrES (Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile del Consiglio Nazionale delle Ricerche) ed era parte del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), rete creata per aumentare nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 approvata dalle Nazioni Unite.
Tre giorni, 97 paper scientifici e oltre 20 Paesi da tutto il mondo per approfondire il divario esistente tra missioni e sfide sociali, obiettivi politici, strumenti politici e finanziamenti pubblici, e per discutere i modi in cui le politiche per la ricerca e l’innovazione possono affrontare tali asimmetrie. Sette gli argomenti chiave intorno a cui è ruotato l’evento: politiche per una ricerca sostenibile, social innovation, tecnologie emergenti, piattaforme digitali e innovazioni associate a nuovi modelli di business, big data, open data e nuove vie di ricerca, globalizzazione, scienza, tecnologia e innovazione (STI) e nuova governance, ricerca e innovazione responsabile (RRI).
Il talk portato da Ratti e Galimberti alla conferenza ha presentato Find Your Doctor prima di tutto come un tentativo di sostenere e promuovere i ricercatori al di fuori dei confini del mondo accademico e quindi di affrontare una questione critica per il mercato del lavoro contemporaneo: l'eccesso di competenze. Inoltre il progetto è pensato per diventare uno spazio di ricerca in cui i diversi percorsi di apprendimento intrapresi dai partecipanti aiuteranno a esplorare le transizioni professionali tra il mondo accademico e altri contesti di lavoro.
«L'attuale possibilità per un dottorando di raggiungere una posizione permanente nella ricerca pubblica è in media di pochi punti percentuali. - spiega Galimberti - Il passaggio al mercato del lavoro non accademico potrebbe essere percepito come frustrante se le caratteristiche distintive dell'esperienza di ricerca non vengono riconosciute, integrate e valorizzate. Accanto agli sforzi sostenuti dalle istituzioni e delle università di tutta Europa per migliorare l'occupabilità dei dottorati di ricerca, iniziative come FYD che coinvolgono sia il mondo accademico che quello imprenditoriale potrebbero rendere più visibili le opzioni di carriera nell'industria e rendere più accessibili le esperienze professionali dei ricercatori.»
Una delle attività di FYD è una particolare forma di consulenza: nel corso del 2015 e del 2016, sono stati testati alcuni dei presupposti alla base del modello in collaborazione con un'associazione italiana di PMI (A.P.I. Lecco), interessata a sviluppare modalità per potenziare la capacità di innovazione delle imprese associate. L'idea era verificare se le esigenze delle PMI e le competenze offerte dai PhD possano essere messe in connessione e se sia possibile per le due parti lavorare insieme con successo quando viene messo a disposizione un mediatore.
È stato fatto un test con dodici aziende, tramite servizi di consulenza a breve termine per risolvere problemi molto specifici. Queste consulenze si sono rivelate di estremo interesse per le PMI e un'ottima occasione per dimostrare che i ricercatori possono essere una risorsa preziosa quando si tratta di analizzare e risolvere problemi reali e pratici. Trentasei giovani ricercatori sono stati ingaggiati da tutta Italia per partecipare al progetto: si trattava di dottorandi o PhD in diverse discipline: fisica, ingegneria, chimica, scienze dei materiali, matematica. La "traduttrice" ha supervisionato tutti gli incontri con le aziende partecipanti e ha agito come coordinatore dei team messo insieme ad hoc per lavorare sui singoli progetti. Al termine di ogni prova, è stato chiesto un feedback all'azienda e al team di dottori di ricerca, ottenendo un riscontro estremamente positivo da entrambe le parti.
Attraverso il sito, Find Your Doctor è in grado di mettere in evidenza le competenze dei ricercatori in risposta alle diverse esigenze del mercato: consulenze a breve e lungo termine, ma anche reclutamento di personale di alto profilo e altro ancora. Mentre si crea un ponte per rendere i dottori di ricerca raggiungibili da qualsiasi impresa in cerca di innovazione, si costruisce un punto di riferimento per i PhD nella loro ricerca di lavoro al di fuori dei percorsi accademici: un luogo per trovare supporto nel loro passaggio professionale, per trovare opportunità adatte a loro, per fare un primo passo verso il mercato in un ambiente protetto, per stabilire connessioni e collaborazioni.
«Anche se la struttura di base del nostro sito assomiglia ai portali di ricerca di lavoro esistenti, con le aziende e i ricercatori che si registrano e navigano tra i rispettivi profili e annunci, - aggiunge Eva Ratti - FYD si differenzia per molti aspetti. In particolare, stiamo indirizzando i nostri sforzi verso l'ideazione di una presentazione il più efficace possibile dei profili e di una personalizzazione del motore di ricerca utilizzato dalle aziende per sfogliarli. In particolare, abbiamo messo a punto una serie di domande che invitano i ricercatori a riflettere sulla loro esperienza professionale, focalizzandosi su aree che spesso coinvolgono competenze trasversali come creatività e innovazione, rigore, gestione del rischio e dell'incertezza, comunicazione e networking. Abbiamo scelto di offrire alle persone in cerca di lavoro uno spazio narrativo piuttosto che misurare le loro competenze attraverso test online (nonostante la crescente popolarità di quest'ultimo approccio). Le risposte dei candidati sono pienamente visibili sui loro profili, per una migliore comunicazione con i potenziali datori di lavoro. Stiamo analizzando questi testi al fine di identificare le categorie per la mappatura dell'esperienza di apprendimento dei ricercatori. Questo potrebbe essere visto come un'inversione del paradigma tipico in base al quale a chi cerca lavoro viene chiesto di descrivere il proprio io professionale scegliendo tra un insieme predefinito di categorie, il cui significato può essere poco chiaro o percepito come non facilmente applicabile a certi tipi di esperienza. Al contrario, poiché coloro che si registrano sul sito FYD sono invitati a rispondere liberamente a domande aperte, i resoconti della loro esperienza lavorativa possono essere organizzati a posteriori in categorie, creando un linguaggio che noi stessi avremo definito e che quindi per noi è inequivocabile. Stiamo costruendo questo insieme di categorie seguendo i metodi della Grounded Theory "costruttivista" e lavorando con gli informatici che stanno sviluppando uno strumento sperimentale che utilizzerà le categorie per costruire un profilo professionale multidimensionale personalizzato per ogni ricercatore.»