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03
Dicembre

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A tu per tu con i dottorandi del Politecnico di Torino

03 Dicembre 2018

Job Searching: i canali e gli strumenti della ricerca attiva del lavoro è il titolo di uno dei moduli dell'iniziativa "Chi ri-cerca trova!", promossa della scuola di dottorato del Politecnico di Torino in collaborazione con la Fondazione Human+ e dedicata ai dottorandi vicini al termine del loro percorso di dottorato.

Tra gli interventi previsti per la mattina del 23 novembre nel capoluogo piemontese, la sessione di Q&A fra i dottorandi e i fondatori di Find Your Doctor Eva Ratti e Gualtiero Cortellini.
Dopo una breve presentazione di FYD, gli studenti hanno posto domande mirate in un clima molto propositivo.
«È stata interessante - racconta Eva Ratti - la domanda sui pregiudizi da parte delle imprese, che a volte vedono i PhD come figure caratterizzate solo da "genio e sregolatezza". A parte il concetto stereotipato, l'essere portati a pensare fuori dagli schemi è comunque il valore aggiunto di un ricercatore e bisogna far capire alle imprese che spesso è esattamente quello di cui hanno bisogno.»

Fra i dubbi emersi, il presentare o meno il dottorato di ricerca come un'esperienza di lavoro vera e propria. Come ha spiegato Ratti, soprattutto se il dottorato è stato fatto anche fuori dall'università (ma non solo), l'esperienza va raccontata come periodo lavorativo e non di studio, perchè fare il ricercatore è un lavoro a tutti gli effetti e ha tante responsabilità e dinamiche in comune con una posizione lavorativa classica.
Mentre sul rapporto dottorato-impresa in Italia e su come capire quale attività lavorativa o ruolo in impresa valorizzi al meglio il percorso di ricerca, conclude Ratti: «A un livello base, chiaramente un ruolo in un reparto R&D sembra essere il più ovvio. Ma c'è molto di più: un ricercatore porta con sè in impresa soprattutto una forma mentis e una serie di apprendimenti trasversali. In Italia le opportunità ci sono, le cose stanno iniziando a cambiare, ma bisogna costruire una cultura del dottorato all'interno del tessuto imprenditoriale, e ogni ricercatore che decide di non restare all'estero sarà un contributo positivo in questa direzione.»