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13
Settembre

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Un capitolo dedicato a Find Your Doctor nel volume "Continuity and Discontinuity in Learning Careers"

13 Settembre 2018

Le nuove sfide e minacce poste all'educazione degli adulti come potenziale via d'uscita dalla crisi economica e dal cambiamento sociale. Questo il tema su cui si concentra Continuity and Discontinuity in Learning Careers, sesto volume della serie "Research on the Education and Learning of Adults" pubblicato da Brill l'11 settembre e contenente un capitolo sul progetto Find Your Doctor, prima agenzia del lavoro in Italia dedicata a chi ha un background di ricerca.

Il libro esplora il ruolo dell'educazione degli adulti in relazione alla continuità e alla discontinuità delle carriere e delle identità degli adulti in una serie di contesti di educazione in Europa e oltre.
Nella terza sezione, Continuity and Discontinuity Around Academia, il capitolo The “Find Your Doctor” Project as a Space for Researching and Facilitating Learning Careers, a cura di Eva Ratti, fondatrice di Find Your Doctor, e Andrea Galimberti, responsabile area formazione di FYD e ricercatore dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.

«Accanto agli sforzi sostenuti da istituzioni e università di tutta Europa per migliorare l'occupabilità dei dottori di ricerca - spiega Galimberti - riteniamo che iniziative che coinvolgono sia il mondo accademico che quello imprenditoriale potrebbero rendere più visibili le possibilità di carriera in impresa e più accessibili le esperienze professionali dei ricercatori. Tale iniziativa è il progetto Find Your Doctor, lanciato da un consorzio italiano di aziende private (C2T) e gestito da un team di professionisti provenienti sia dal mondo accademico che da quello imprenditoriale. L'obiettivo del progetto - senza scopo di lucro - è quello di fornire un punto di riferimento per ricercatori giovani e meno giovani in tutti i campi e di tutte le nazionalità, facilitando il loro contatto con il mondo imprenditoriale, rendendo il loro valore accessibile per la società e sfidando l'idea che "i ricercatori non sanno fare altro".»